Negli ultimi anni, la sanità italiana è stata interessata da un processo di digitalizzazione che ha visto l’accelerazione definitiva con lo scoppio dell’emergenza sanitaria per il SARS-CoV-2.
Oggi come oggi, si parla quotidianamente di ricetta dematerializzata. Cos’è di preciso? A cosa serve? Nelle prossime righe di questo articolo, scopriamo assieme la risposta.
Ricetta dematerializzata: di cosa si tratta?
Quando si parla di ricetta dematerializzata, si inquadra la totale informatizzazione della ricetta medica cartacea rilasciata dal medico della mutua (la ricetta rossa per la precisione).
Grazie ad essa, l’assistito dal Servizio Sanitario Nazionale può acquistare medicinali di fascia A, ma anche accedere alle visite specialistiche e agli esami diagnostici che vengono effettuati presso strutture sanitarie pubbliche o convenzionate con il SSN.
Come viene compilata dal medico
Dopo aver visto di cosa si parla quando si chiama in causa la ricetta dematerializzata, è utile capire cosa fa di preciso il medico quando la compila. Il primo passo prevede il ricorso a un’app nota come Sistema di Accoglienza Centrale o Sistema di Accoglienza Regionale. All’interno di essa, bisogna inserire le medesime informazioni richieste per la ricetta rossa cartacea.
Si parla quindi del numero identificativo del singolo medico, ma anche dei dati del singolo assistito e delle specifiche relative ai medicinali o agli esami/prestazioni sanitarie necessarie per la cura del paziente o per l’accertamento delle sue condizioni di salute.
Essenziale è anche inserire nell’app il quesito diagnostico, così come tutte le informazioni relative alle eventuali esenzioni di cui l’assistito gode (che possono essere legate ad aspetti come il reddito, l’età o specifiche patologie).
Un altro dato che deve essere inserito nell’ambito della compilazione dell’app per la ricetta dematerializzata è il codice di priorità.
A cosa serve?
La ricetta dematerializzata, che è stata introdotta per la prima volta in Italia con il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2 novembre 2011, rappresenta uno strumento finalizzato a semplificare tutto quello che riguarda le attività di gestione documentale da parte del personale delle allora ASL.
Fondamentale fin da subito è stato il ruolo della tessera sanitaria, grazie alla quale è possibile identificare l’assistito in sede di prescrizione, ma anche informarsi su tutto quello che riguarda le già citate esenzioni.
La ricetta dematerializzata nell’ambito dell’emergenza Covid
In merito alla ricetta dematerializzata, un doveroso cenno deve essere dedicato al suo ruolo nell’ambito dell’emergenza Covid. Per approfondire la situazione in merito, bisogna andare indietro nel tempo fino al 19 marzo 2020 quando, in piena fase 1 dell’emergenza sanitaria, la Protezione Civile allora guidata da Angelo Borrelli ha emanato l’ordinanza 651.
Nel primo comma dell’articolo 1, si specifica che l’assistito ha la possibilità di richiedere al medico, al momento della compilazione della ricetta elettronica, il numero di quest’ultima (NRE) o il promemoria dematerializzato.
Il numero sopra citato può essere ricevuto dal paziente via SMS o su applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp. Il cittadino, una volta che si reca in farmacia, deve limitarsi a comunicare il NRE all’esercente. Sarà compito di quest’ultimo verificare che il suddetto numero sia correttamente associato al codice fiscale dell’assistito.
Chiaro è che i contenuti dell’ordinanza 651 della Protezione Civile hanno rappresentato una soluzione per ridurre al minimo l’afflusso di pazienti presso gli studi dei medici di base. I vantaggi non si fermano a questo aspetto. Sempre nell’ottica della prevenzione del contagio, nei casi in cui la farmacia ha predisposto un servizio di consegna a domicilio della merce è possibile, grazie al controllo da remoto sopra citato, evitare all’assistito di recarsi anche presso i locali della farmacia stessa.